martedì 16 ottobre 2012

Viaggio a Roma - Lite Editions

VIAGGIO A ROMA, quinto episodio della serie IL RICHIAMO DELLA CARNE, di Greta Leder.


“Un profumo la colpì. Le entrò nei polmoni, andando dritto al cervello. Intenso, barbaro ma vellutato, muschio selvaggio che però dava l’idea di purezza. Un odore pulito. Alzò lo sguardo.
C’era un uomo, seduto davanti a lei.
Stava disegnando, sul volto un’espressione concentrata, la mano che muoveva elegantemente una matita vissuta. Serena non poteva vedere cosa stesse disegnando, ma capì subito che non era un semplice passatempo: in quel disegno, l’uomo ci stava mettendo l’anima. Ritornò al libro, trovando subito la pagina in cui l’autore si cimentava in una critica alla teoria dei sogni di Freud.”




http://www.lite-editions.com/romantica/il-richiamo-della-carne/viaggio-a-roma.html

giovedì 12 aprile 2012

"Tra farfalle e fiori" di Greta Leder su www.lite-editions.com

La primavera chiama, i profumi, i primi abiti leggeri, le scarpe basse. 
I collant riposti nel cassetto, le bici vengo rispolverate e i desideri prendono vita. L’atmosfera complice ed Erica, puro desiderio.


link: http://www.lite-editions.com/PULP/Il-richiamo-della-carne/Tra-farfalle-e-fiori.html



"Acquerello di emozioni" di Greta Leder su www.lite-editions.com

La voglia di vederla fremente sotto le sue labbra, le sue dita.
La sua lingua che disegna la sua pelle, dipinge seguendo affamata ogni suo piccolo suono e sussulto impercettibile della carne.
Una sinfonia di corpi dove le note sono i sensi.

"Stanza 357" di Greta Leder su www.lite-editions.com

 Il secondo episodio della serie IL RICHIAMO DELLA CARNE.


Saranno i sospiri di Serena a guidare le sue mani, a scoprire le anse nascoste del suo corpo. Non ci sarà vergogna e lei si aprirà con la grazia che ha in sé. I brividi faranno a gara per uscire allo scoperto come fiori al sole e volare come milioni di lucciole sopra la pelle.


link: http://www.lite-editions.com/PULP/Il-richiamo-della-carne/Stanza-357.html



venerdì 11 novembre 2011

Un raro fiore delicato

Fai navigare le tue navi attorno a me
E radi al suolo i tuoi ponti
Facciamo un po’ di storia, bimba
Ogni volta che mi vieni vicina
Libera i cani contro di me
E sciogliti i capelli
Tu sei un piccolo mistero per me
Ogni volta che mi vieni vicina

Nick Cave, The Ship Song


Andrea aveva passato molto tempo davanti al computer leggendo le pagine del suo blog.
Si era reso conto fin da subito che aveva di fronte una donna fuori dal comune: aveva volato con le sue parole.
Quella donna misteriosa era riuscita ad agitargli il sangue.
I pensieri che riempivano le pagine del suo blog erano un distillato di  concentrato di vita e di armonia. Per alcuni forse difficile da percepire, ma nel leggerla aveva dedotto l’imprevedibile.
Le sue parole erano dense di poesia e vita, desiderio e passione.
Era sempre sorpreso nel leggerla, quasi che all’improvviso lei gli offrisse una visione di se inaspettata, uno squarcio folgorante d’ombra luminosa della sua anima. 
Si era illuso di sapere molto della natura di quella donna che agitava le sue giornate, in realtà, non conosceva nulla di lei.
Erano due perfetti sconosciuti, anche se sembrava che in comune avessero diverse affinità, soprattutto per quello che riguardava la sfera sessuale, almeno da quello che lei lasciava trapelare dalle sue pagine.
Alla fine Andrea si era deciso a scriverle, una lunga mail, diretta senza avere la presunzione di ottenere una risposta.
Ma una mattina giunse la risposta, inaspettata che lo aveva lasciato sorpreso, felice, confuso anche.
A quel punto era come se si fosse risvegliato da un lungo sonno.
Era come una ubriacatura al contrario.
Da quanto tempo non si sentiva così leggero? Forse era stato un sogno?
No, la risposta era lì. Lei era lì vicina, accessibile.
Quale modo migliore per tornare al mondo.
Seguirono molte altre mattine a quella prima volta e non smisero più di scriversi, ad entrare maggiormente in intimità, fino a quando non decisero di sentirsi al telefono.
La loro voce li teneva incatenati, il suono provocava un sussulto impercettibile nella loro carne.
Quella che era iniziata come una amicizia virtuale, piano piano si trasformò in una liason amorosa, sviluppatasi dalle lunghe ore trascorse davanti ad un computer o ad un telefono.
Il cuore di Andrea era stato in attesa di qualcuno che riuscisse a farlo battere e finalmente quel qualcuno era arrivato:Viola.
Un incontro tra una infinità di anime in cerca di qualcosa.
Erano amanti virtuali, ma sapevano che questa condizione prima o poi sarebbe finita.
Sapevano che la voglia di conoscersi avrebbe preso il sopravvento, la voglia di pelle, di dita, di labbra.
La voglia di potersi guardare negli occhi mentre si lasciavano andare completamente, l’uno nelle braccia dell’altro, raggiungere quel limite assoluto fatto di perdizione, dedizione, sottomissione, delicatezza, violenza ed appartenenza. Quel limite che una volta superato difficilmente sarebbero riusciti a farne a meno.
Perché di lei non riusciva più a farne a meno. Era diventata la sua ossessione.
Lui la vedeva come un raro fiore delicato.
Non l’aveva ancora assaggiata ma sapeva che avrebbe sentito il suo sapore delicato e gradevole, come un raro thé verde cinese.
Un raro sapore, delicato.
Si erano dati finalmente un appuntamento.
Era nervoso per l’attesa, teso.
Il desiderio saliva insieme alla promessa della ricompensa per l’attesa: la sua figura che arrivava a passo veloce, il suo sorriso e i suoi occhi.
L’onda di questo desiderio era salita per giorni, si gonfiava e arrivava.
Si abbatteva su di lui, si placava per un attimo per poi ritornare subito a travolgerlo.
Come sempre accadeva dopo ogni loro contatto virtuale, per alcuni giorni viveva steso sulla battigia, sentendo ancora i brividi, le sensazioni ed il ricordo vivo sulla sua pelle e dentro, aspettando il momento il cui il desiderio sarebbe ritornato, la voglia alimentata, tutto si sarebbe ricaricato, come una molla che torna a comprimersi e da lontano l’onda tornava a salire.
Lei era la cosa più bella che gli era mai successa, così bianca e pura.
Non l’aveva ancora accarezzata, ma sapeva che passando le mani sul suo corpo, non avrebbe toccato solo un corpo, ma sarebbe passato sotto la pelle, a toccare il cuore, i polmoni, raggiungere le vene fino a scorrere nel suo sangue.
Provava una tale unione e fusione totale con lei. Mai con non nessuna donna aveva provato ciò.
Lei aveva spazzato via tutto il suo passato, il dolore e le ferite di amori passati.
La penosa memoria di donne deludenti ed irrispettose, indegne della sua anima e del suo corpo.
Nella sua professione di musicista aveva sempre cercato quella melodia triste ed intensa che mette voglia di vita o di morte e alla fine l’aveva trovata, aveva trovato il suo modo di suonare.
Ma improvvisamente quello stesso suono lo aveva trovato in lei.
In lei ritrovava umanamente quello che lui aveva trovato musicalmente.
Alla fine il suono era diventato un corpo tangibile.
In lei aveva trovato quel suono intenso e triste che mette voglia di vivere e di morire.
E ora che l’aveva trovata per nulla al mondo l’avrebbe persa.
Lei lo completava, univa le due parti di se stesso che erano sempre state separate.
Non sentiva più alcuna differenza tra lui e lei, non sapeva dire chi era la donna e chi l’uomo talmente era la compenetrazione delle loro menti e della loro anima.
Provava dopo molti anni un amore talmente profondo e devastante allo stesso tempo che a volte lo lacerava e gli provocava lunghi silenzi, perché le parole gli morivano in bocca.
In quei momenti desiderava dormire a lungo per poi risvegliarsi con lei accanto.
Tutto era così veloce con lei, violento e nelle pause lui prendeva fiato.

Il giorno in cui Andrea avrebbe posato lo sguardo su Viola era arrivato.
Il luogo dell'incontro era la stazione più vicina per entrambi: Milano Centrale.
Avevano concordato un orario. 
Binario numero 16, uno di quelli in fondo alla stazione dove c'era meno gente.
Lei era già arrivata e lo aspettava mordendosi le labbra.
Lui era in ritardo.
Si videro.
Andrea aveva il cuore in gola.
Viola tremava.
Si abbracciarono e in quel momento si sentirono meno soli anche se c'era gente.
Si staccarono per poi riabbracciarsi e baciarsi, prima piano, le labbra appena sfiorate e poi con più forza.
Le loro lingue si cercavano.
La folla attorno a loro era ignara di quel momento. 
Lei iniziò a bagnarsi  e lui era già pronto per lei.
Non una parola.
Soltanto i loro respiri ansimanti, confusi e cullati tra labbra e lingue fino ad allora sconosciute eppure in complice intimità da sempre.
Una lunga, infinita vertigine.
I loro cuori martellavano incontrollabili mentre i due amanti imparavano lentamente a riconoscere il profumo ed il sapore dell'altro.
Si staccarono ancora.
Il tempo rallentò.
Il mondo rallentò assieme al tempo. Fino a fermarsi.
I due volti, vicinissimi, si sfioravano.
Si stavano guardando negli occhi, di più, si stavano perdendo.
Stavano precipitando l'uno negli occhi e nell'anima dell'altra.
Andrea le accarezzava la schiena.
Scese con le mani lungo i fianchi, prese le mani di lei fra le sue in una perversa orgia di dita.
Ancora nessuna parola.
Lui portò le mani intrecciate alla bocca e iniziò a sfiorarle con le labbra e con la lingua.
Poi, senza staccare il contatto si scostò.
Le fece cenno di seguirla.
A pochi metri c'erano le scale che portavano ad un sottopasso.
Le raggiunsero di slancio, senza quasi respirare e le scesero di corsa ansimando.
Il sottopasso era semi buio.
Alcune delle luci al neon sfarfallavano difettose alternando luce ed oscurità come durante un violento e silenzioso temporale estivo.
Un temporale ancora lontano che si avvicinava nella notte.
Lui la spinse in quella che doveva essere una nicchia per un estintore che al momento era vuota.
Nel continuo sfarfallìo dei neon lui la intravvedeva a brevi flash, i suoi occhi socchiusi, le sue labbra, la pelle del suo collo.
In sottofondo il ronzio elettrico intermittente, il rimbombo dei treni sopra alle loro teste, il vociare lontano ed ovattato delle persone.
I loro respiri.
Le bocche non smettevano di cercarsi, leggeri mugoli, gemiti incrociati,
bocche che non volevano staccarsi.
La paura di parlare per non perdere l'attimo.
Dall'interno dei vestiti arrivava il profumo di lei, che investiva le narici di lui.
Inspirava quel profumo, mentre la sua bocca mordeva a tratti il collo ed una leggera vertigine si posava sul cuore.
L’eccitazione era forte in lui, anche perché Viola strofinava il bacino contro il suo sesso che rispondeva all’incitazione.
La bocca di Viola era calda, morbida, avvolgente come una musica che porta i brividi a vedere la luce, quasi a volersi staccare dalla pelle e volare sopra il corpo come milioni di lucciole.
La sentiva presente, viva e sua.
Un incontro che suggellava mille aspettative, speranze e giorni di attesa.
Ma le mani sono artefici del piacere e le mani di Andrea scivolarono all’interno dei jeans di lei.
Ritrasse leggermente il ventre per dargli la possibilità di accarezzarla.
La mano cercò il sesso e lo trovò già umido.
Un senso di potenza attraversò la mente di lui.
Sentiva che era l' uomo che dava piacere alla sua donna.
Le apparteneva.
Un tepore lo avvolgeva partendo dai piedi e lo teneva legato a lei, come una spirale che li teneva in grembo.
Sentiva il suo abbandono  e la perfetta aderenza al suo corpo.
Sembrava una danza antica: tremori che si accavallavano e l’eccitazione prendeva forma. Sospiri e mugolii, preludio a quello che avverrà.
E avvenne che le mani di Andrea spogliarono velocemente Viola, mettendo in mostra il seno invitante.
Lo fece suo con labbra ubriache che mordevano dolcemente i capezzoli sino a farli inturgidire.
Scese a mordere il ventre e si inginocchio davanti al tessuto delle sue mutandine.
Il suo viso affondò, assaporando il suo odore.
Arrivò al suo sesso celato dal velo. Lo baciò e poi piano come al rallentatore fece scivolare fino ai piedi gli slip.
Le mani di lei gli accarezzarono la testa mentre apriva leggermente le cosce.
Andrea si nutrì del suo sapore dolciastro, la lingua che cercava di penetrarla il più possibile, godendo dei suoi sospiri.
Prese tra le labbra il clitoride solleticando ora piano ora veloce, continuando, senza fermarsi, senza darle respiro, sino a quando non sentì Viola irrigidirsi e il suo orgasmo inondargli la bocca.
Le menti non erano dentro alla realtà che li circondava.
La prese con forza e liquidi di umore lo avvolsero.
Si mosse seguendo le sue movenze  come una danza, le mani sulle sue spalle,  i suoi capelli che nascondevano parzialmente il viso.
Esplosero quasi all' unisono, godendo in modo intenso e breve.
Aprirono gli occhi e si resero conto che il neon con il suo sfarfallio, inviava dei segnali.
Cosi sembrava a loro.
Lontano un temporale annunciava che stava per maturare il suo ciclo.
Si ricomposero e tornarono alla realtà.

mercoledì 9 novembre 2011

Disarmonie d'Identità - II edizione

Tra qualche giorno il mio libro "Disarmonie d'Identità" sarà acquistabile nelle
Librerie Feltrinelli
e anche sul sito lafeltrinelli.it